Claude Monet (1840-1926) Il calesse. Strada coperta di neve
a Honfleur, 1867 circa. Olio su tela, cm 65 x 92,5
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Sarò strana, ma io adoro la neve. E, sempre secondo
le mie balzane idee, una bella imbiancata, ora che siamo ormai oltre la metà di
gennaio, ci voleva proprio finalmente. Per questo, anche se magari il soggetto
raffigurato non corrisponde esattamente a ciò che si scorge fuori dalle
finestre di tutta Italia in questo periodo, vorrei proporvi “Il calesse”
di Claude Monet, il più grande ed evocativo pittore del gruppo impressionista.
Un tipico paesaggio innevato, realistico ma al tempo stesso incredibilmente
suggestivo, che mostra appieno la sensibilità artistica e “poetica”
dell’autore.
La struttura dell’opera risulta semplicissima, ma proprio per questo così efficace: pochi elementi, una casa seminascosta dalla coltre bianca che la avvolge, un calesse un po’ malfermo che avanza a stento su un sentiero appena accennato, e alcuni, esili alberi che si stagliano contro un cielo plumbeo, che ci donano un senso di tranquillità, grazie a una percezione alterata che rende tutto ovattato. Noi osservatori ci sentiamo quasi sopraffatti dal paesaggio, che pone totalmente in secondo piano la presenza dell’uomo. La campagna coperta da un manto di neve offre a Monet l'occasione di studiare le variazioni della luce e di puntare sulle sfumature: una vasta gamma di tonalità di grigio, accostati ai colori freddi della terra brulla e degli alberi spogli.
Infine, una curiosità: il tetto visibile sulla parte sinistra della tela, apparentemente un dettaglio qualunque, sarebbe quello della fattoria Saint-Siméon, luogo d'incontro dei pittori che, all'epoca, risiedevano e lavoravano regolarmente in questo suggestivo angolo di Normandia: Troyon, Daubigny, Corot, Courbet, Boudin e, ovviamente, lo stesso Monet.
La struttura dell’opera risulta semplicissima, ma proprio per questo così efficace: pochi elementi, una casa seminascosta dalla coltre bianca che la avvolge, un calesse un po’ malfermo che avanza a stento su un sentiero appena accennato, e alcuni, esili alberi che si stagliano contro un cielo plumbeo, che ci donano un senso di tranquillità, grazie a una percezione alterata che rende tutto ovattato. Noi osservatori ci sentiamo quasi sopraffatti dal paesaggio, che pone totalmente in secondo piano la presenza dell’uomo. La campagna coperta da un manto di neve offre a Monet l'occasione di studiare le variazioni della luce e di puntare sulle sfumature: una vasta gamma di tonalità di grigio, accostati ai colori freddi della terra brulla e degli alberi spogli.
Infine, una curiosità: il tetto visibile sulla parte sinistra della tela, apparentemente un dettaglio qualunque, sarebbe quello della fattoria Saint-Siméon, luogo d'incontro dei pittori che, all'epoca, risiedevano e lavoravano regolarmente in questo suggestivo angolo di Normandia: Troyon, Daubigny, Corot, Courbet, Boudin e, ovviamente, lo stesso Monet.
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